
Ritratti: Mario Lubinsky
Ritratti: Mario Lubinsky.
Albeggia, la macchina avanza sull’autostrada, sono i primi giorni d’ottobre e all’improvviso il primo raggio di sole della giornata colpisce il Gran Sasso; la neve rifulge di rosa mentre i nostri sigari oliva vengono accesi e ci godiamo la prima neve dell’anno. La strada scorre placida, piano piano la terra si innalza divenendo collina e poi montagna, stiamo andando a Fermo per incontrare Mario Lubinski.
Tuttavia la giornata idilliaca nasconde in se sempre una vena di dramma,
Uno stormo di piccioni si innalza e il più lento del gruppo finisce sul nostro cruscotto! Una nube di piume, un tonfo e poi il silenzio: nello stereo Angelo Branduardi cantando :”ballo in fa diesis minore” recita
“Sono io la morte e porto corona,
io Son di tutti voi signora e padrona
e così sono crudele, così forte sono e dura
che non mi fermeranno le tue mura. ”
Come dire: me la sono cercata!
Siamo emozionati, discutiamo animatamente mentre i chilometri scorrono sotto di noi e le regioni vengono attraversate; le montagne aspre e dure baciano le scapole di una seria campagna che a sua volta abbraccia sensualmente le rive del mare e, solo quando questi tre amanti si sono perfettamente amalgamati che giungiamo a destinazione: Fermo.
Fermo…. Perchè Fermo? Per andare a trovare un eroe, uno degli ultimi rimasti integri nel nostro mondo, l’ultimo pragmatico sognatore di un tempo che fu: Mario Lubinsky.
Verso le nove e mezza ecco la nostra meta: siamo arrivati da Lubinski! E poco dopo giunge Mario in carne e Merit.
Chi è mario Lubinsky?
Un uomo, figlio di Voicheck Lubinsky, colui che a modo suo ha portato l’Europa pipaia in un Italia chiusa e beghina, colui che ha percorso cinquant’anni fa gli albori della storia che noi ora stiamo vedendo diventare ricordo.
Eppure nonostante la grandezza del padre Mario non vive nella sua ombra ma nell’onore del suo ricordo: dai suoi insegnamenti ha imparato e tirato su un piccolo impero fatto solo dalla speranza che una passione che in Italia non paga mai postesse diventare certezza, e v’è riuscito.
Il tempio del fumo
in questione racchiude in se molti segreti e pipe che neppure esistono più; rari sigari e molte molte chiacchiere.
Nel suo discorrere di danesi solitari, italiani emergenti, inglesi maestri dell’arte del sigaro e quant’altro quasi dimentichiamo il motivo per cui siamo li….. l’irlanda e le sue pipe.
Peterson, un marchio che esiste da più di un secolo, peterson che se non lo conosci non fumi la pipa, un marchio che è sinonimo di garanzia, di qualità, uno stile….
Ciò che m’è rimasto profondamente ancorato nell’animo è il profondo valore storico che Mario ha: ogni racconto ha in se un nome, una data, un elemento che caratterizzano tutto in una visione nuova degli ultimi sessant’anni e ciò è sempre supportato da qualche prova e quindi ecco spuntare dal nulla una Sixten Ivarson, una foto di Boh Nordh o un cimelio di qualche compianto pipa club e tutto ma proprio tutto è supportato da grandi tabacchi e grandi sigari.
Se continuassi farei una cronologia di una splendida giornata, ma non è per questo che scrivo quanto per mostrarvi un ritratto di un rematore che per tutta la vita ha remato contro corrente, l’uomo per cui si deve oggi la cultura del lento fumo e sopratutto il fatto che si, abbiano punti di vista diversi; un uomo che nonostante tutto e nonostante il suo impegno viene ciclicamente tradito da mode e da modi di pensare vecchie e sorpassati.
abbiamo fumato dei sigari unici, abbiamo passato una giornata unica e abbiamo ascoltato storie uniche strizzando l’occhio alla vita e ai piccioni: Godetevi le foto! Noi ci godremo la memoria