
Il nero! Il Fosco!
Il nero! Il Fosco!
Il nero! Il Fosco!
La moda, così come la intendiamo è un fenomeno piuttosto recente eppure è anche una delle cose più antiche che connotano l’umanità.
La storia di ogni popolo e di ogni avvenimento storico (guerre, fenomeni religiosi o sconvolgimenti culturali) è raccontabile anche attraverso gli abiti che l’uomo indossava; dopotutto i puritani non vestivano come i cattolici, i babilonesi non vestivano come i fenici e gli imperatori dell’india Moghul non vestivano come i re di Francia.
Un colore però ha caratterizzato nel suo essere e non essere il concetto di eleganza: il nero.
Colore che contiene tutti i colori in se stesso e li annulla col suo annullare la luce; per noi il nero è un colore normale, elegante ma normale, eppure così non è sempre stato.
Il nero! Il Fosco!
Nel medioevo avvenne uno dei più importanti sconvolgimenti culturali in fatto di moda ovvero, nacquero degli abiti per delle classi sociali ben precise e, per alcune di essi dei colori precisi, ma la chiave di volta avvenne con la scoperta del colore nero.
La tintura nera si otteneva da alcune cortecce : corteccia di ontano, castagno, leccio, faggio, quercia comune.
Alberi comuni in tutt’europa, e alberi la quale capacità tintoria era conosciuta sin dal tempo dei romani, purtroppo però le antiche tecniche tintorie non permettevano di ottenere un bel nero brillante, ma un nero che stingeva e scoloriva spesso e velocemente, di conseguenza tale colore veniva abbinato ad un altro colore scuro, creando così un colore molto smorto che veniva soprannominato “Fosco”.
Il nero! Il Fosco!
Il fosco era un incrocio tra nero marrone e blu, e veniva usato moltissimo per gli abiti dei religiosi eppure la naturale curiosità degli uomini li portava a desiderare un colore nero come la notte o come il nero del carapace di alcuni insetti, insomma volevano il nero che noi oggi conosciamo essere il colore nero.
Il problema a quel tempo è che non c’era un buon fissante e un buon mordente e quindi i tessuti scolorivano; questo finchè non si scoprì l’uso dei sali di ferro e quindi dei mordenti metallici, il mondo gridò al miracolo e finalmente si potè tingere il nero.
Questa lunga escursione nella storia della tintura serve per farci capire un fatto: seppure i frati indossavano sai tinti di fosco, solo le classi più ricche potevano vestirsi di nero e, il nero di conseguenza divenne il colore del potere.
Il nero! Il Fosco!
Papi, Re, e in generale la nobiltà europea fece, attraverso la nascita di questo colore, nascere la moda ovvero tutti volevano vestire di nero e ciò avvenne per più di due secoli.
Il nero, assieme al porpora, all’indaco ed ad alcuni colori molto forti come il rosso di muggia venivano usati da coloro che volevano contraddistinguersi perchè ricoprivano ruoli di spicco nella società, e la gente solo alla vista di quei colori, sapeva che c’era poco da scherzare. Le persone che invece vestivano colori smorti come il grigio, marrone, verde o rossi scuri si contrapponevano a forti colori cangianti propri dell’aristocrazia.
Il nero! Il Fosco!
Oggi invece il nero indica la sobrietà e il buon gusto, ma perchè?
Forse perchè c’è un aspetto subliminale in questo colore, forse è proprio il fatto che negli anni si è affermato anche come sinonimo di sventure, nefasti, colore della notte e quindi di creature spesso maligne, e di conseguenza potere, un potere in grado di affascinare, soggiogare e di dominare, il nero è stato il colore della cultura, quando solo i monaci amanuensi potevano portarla avanti scrivendo ciò che s’era salvato dalla barbarie del tempo.
Dal medioevo ad oggi il nero è sempre stato un colore che ha avuto il suo uso ben preciso in ogni campo, dalla moda tessile all’arredamento fino alla pittura, ma l’uso viene determinato dallo scopo.
Oggi un affermato professionista che sia dell’alta finanza, un regista, un avvocato o un notaio, molto spesso lo troviamo in completo nero proprio per comunicare un senso di potere, autorità e rispetto, e chi gli sta difronte avverte questa sensazione proprio come messaggio subliminale dal momento che la nostra psiche è abituata ad associare spesso i colori a sensazioni, emozioni che caratterizzano tutti i giorni la nostra vita.
Il nero! Il Fosco!
Nel mondo della moda il nero è protagonista induscusso ormai dagli albori delle passerelle, un colore al quale si associano altri colori diversi che possono andare da quelli più sgargianti a quelli più sobri, e l’abito riesce a mantenere sempre il suo carattere in grado di contraddistinguere.
Contraddistinguere, un aggettivo importante che racchiude però uno stile di vita, un modo di essere, sempre alla ricerca di migliorarsi e di superare le barriere della mediocrità. Già basti pensare a personaggi che hanno fatto la storia nel mondo della pittura, sconvolgendo equilibri anticipando i tempi ed il pensiero che molto spesso il comune mortale non ha mai avuto il coraggio di esprimere.
Il nero! Il Fosco!
E mi viene in mente Wassili Kandinsky l’esponente di maggiore di una corrente che aveva abolito in maniera netta ed estrema gli oggetti reali, riuscendo a riprodurre invece i propri sentimenti, e quì entrano in gioco i colori, dove il colore nero ha un preciso significato, sia tecnico che emotivo. Nella sua pittura il nero molto spesso riesce a rendere più luminosa la tela con un gioco di ombre, in modo da far convivere luce ed oscurità, riesce a dare profondità ad un’ immagine, ma la maggior caratteristica era che, per lui il nero riusciva a portare a risonanza tutti gli altri colori, tant’è che diventò il colore principale delle sue opere.
Il nero di Kandinsky è contrapponibile perfettamente al nero di Caravaggio, per il primo è un sentimento, mentre per l’altro è la situazione umana.
In Caravaggio il nero, il buio, serve a far emergere figure che assorgono dalla cecità, dal non visto, dal non essere e diventano reali, diventano essere, e la materia, gonfia e morente o tumida e attiva prende forma come spire in un assoluto baratro di oscurità e dove la luce che fende, taglia, profana il nero, è la luce della ragione o di Cristo, è insomma la creazione di tutto.
In una cosa così banale, come un colore, si può tracciare la storia dell’umanità che nell’oscurità delle caverne tremava pavida e turbata dalla possibilità di vedere i prorpi figli dilaniati dai predatori e che per combattere questo suo atavico terrore imbriglia il colore dell’oscurità in un macrosenso: quello della conoscenza.
Il nero! Il Fosco!
Oggi viviamo nel tempo che è, abbiamo in parte superato le nostre paure, ma in esse il nero resta e così il pigmento con la sua storia diviene noi.